VITTORIO VENETO – LA TRADIZIONALE CENA DÈA RÈNGA

La cena “dèa Rènga”, è una di quelle tradizioni molto sentite, che fanno parte della nostra vita sin dall’infanzia. E’ il giusto mix di sacro e profano (come la maggior parte delle leggende e tradizioni) che segna il passaggio dal Carnevale alla Quaresima.

Ma sicuramente vi starete chiedendo che cos’è.

La “Zena dèa Rènga”, è il termine dialettale che sta ad indicare La cena a base di aringa. Ma detto in dialetto fa tutto un altro effetto!

Soprattutto nella zona del Vittoriese è una tradizione molto sentita ed infatti, come mi piace definirlo, il Mercoledì delle Ceneri per noi Vittoriesi si trasforma nel Rènga-Day

Ma ora vi racconto perchè questa tradizione è così sentita. Ovviamente, ci sono diverse correnti di pensiero, ma mi piace pensare, che le storie e le leggende raccontate e tramandate, siano tutte vere (e ne sono orgogliosa!)

L’ARINGA

L’aringa è un pesce tipico dei Mari del Nord, soprattutto dell’Atlantico Settentrionale e dell’ Oceano Artico. Vive in grossi banchi e pertanto, anche un tempo era davvero facile da pescare.

Veniva e viene tutt’ora conservata sotto sale oppure affumicata. Nel primo caso, veniva eviscerata e messa sotto sale nei barili, direttamente sui pescherecci. Nel caso di quella affumicata, si provvedeva a metterla in appositi affumicatoi lungo le spiagge.

Esistono due tipologie principali con cui vengono identificate le aringhe, in base alla loro conservazione, ma in realtà sono due tipologie di pesce differente:

  1. la Rènga, che altro non è che l’aringa affumicata, che in genere si trova in salamoia o sottovuoto. Esiste poi la “rènga da late” che è la versione più morbida e la “rènga da ovi” che è l’aringa con le uova.
  2. Lo Scopetòn, invece, un tempo si credeva essere il maschio dell’aringa che è leggermente più piccolo della femmina e che veniva conservato nei barili sotto sale. In realtà è un altro pesce. Si tratta infatti di sardine dell’atlantico, che sono più grosse e grandi delle comuni sardine e che vengono conservate come le aringhe.

Sono diventate molto famose ed utilizzate perchè sono di basso prezzo e hanno molto gusto oltre che essere molto nutrienti.

Bigoli un salsa

COME SONO ARRIVATE A NOI

Come per la maggior parte delle cose e delle tradizioni che permeano i nostri territori, dobbiamo ringraziare la Serenissima, che con i suoi commerci faceva arrivare cibi e materiale da ogni dove.

Le informazioni che ho raccolto oscillano tra 1400 e fine 1500.

Innanzi tutto bisogna inquadrare la situazione dell’epoca. Da una parte la Serenissima con i suoi commerci nel Mediterraneo e dall’altro la Lega Anseatica che deteneva il monopolio dei commerci nell’Europa Settentrionale. Nel mezzo, gli scambi tra le due potenze.

Si dice che Venezia commerciasse in sale, proprio con le Lega Anseatica e che quest’ultima, importasse le aringhe a Venezia.

Probabilmente le aringhe, arrivano in città insieme alla popolazione ebrea ashkenazita del nord della Germania, a cui è stato dato il benestare per formare una colonia stabile nella città di Venezia. Conoscendo già il prodotto, potrebbero aver dato inizio al commercio delle aringhe con la Lega Anseatica ed aver fatto conoscere il prodotto a Venezia.

I Veneziani, furbi, capiscono il potenziale del commercio che può portare questo prodotto. Visto il basso prezzo e la facilità di conservazione, il prodotto viene spesso consumato nell’entroterra Veneziano, dove il pesce fresco fatica ad arrivare e dove la popolazione è decisamente più povera.

I commerci avvenivano sull’asse Venezia-Alemagna, passando per Serravalle (che era la via più breve), ecco quindi svelato il motivo per cui qui, è così sentita questa tradizione. L’altra asse commerciale era quella che percorreva il fiume Adige. Infatti la Rènga è molto utilizzata anche nella zona di Verona, precisamente a Parona, che era un antico porto fluviale, dove i commercianti si fermavano e barattavano l’aringa in cambio di vitto e alloggio. Altra tratta commerciale, saliva dal Friuli, anch’esso un tempo dominato dalla Serenissima.

Bisogna anche inquadrare il quadro religioso dell’epoca. La diffusione del protestantesimo stava mettendo a dura prova la Chiesa Cattolica, che con il Concilio di Trento apporta delle modifiche al credo ed impone una rigida disciplina di digiuno ed astinenza durante il Mercoledì delle Ceneri ed il periodo della Quaresima. L’aringa risulta essere perfetta per questo periodo perchè è pesce, costa poco, è magra ma allo stesso tempo nutriente.

Insomma, c’erano le condizioni perfette perchè questo prodotto si sviluppasse!!!

Polenta, baccalà e rènga

LA STORIA – LEGGENDA

Ma c’è una leggenda, che si interseca con la storia e che personalmente adoro. L’unica nota negativa è che non sono ancora riuscita a trovare documenti ufficiali che la attestino. Quindi, se qualcuno ha info a riguardo si faccia avanti che sono molto curiosa di scoprire se corrisponde alla realtà.

Diciamo che da un punto di vista storico-geografico può avere un fondamento, visto che le zone raccontate, effettivamente mantengono da secoli questa tradizione.

Nel 1499, durante l’ultima notte di carnevale, quando in terra Veneziana si usava festeggiare con ricchi banchetti, gruppi armati bosniaci a cavallo, appartenenti all’esercito turco-ottomano, tentano di avvicinarsi a Venezia entrando da Concordia Sagittaria, Sacile, Motta di Livenza e Serravalle.

A Sacile, le truppe fecero una carneficina, ma furono poi costretti a ritirarsi perchè a Motta di Livenza, Concordia Sagittaria e Serravalle, il controspionaggio fece il suo dovere e sventarono gli attacchi. In realtà, c’è una storia che racconta che non furono tanto le truppe del controspionaggio ma alcune persone di ritorno dai bagordi del Carnevale, a dare l’allarme e a sventare gli attacchi.

Il giorno dopo, per festeggiare gli sventati attacchi, nei tre paesi vincitori, organizzarono dei banchetti con le riserve di aringa che erano conservate per celebrare la quaresima.

Ancora oggi quindi, a distanza di secoli, in memoria dei festeggiamenti per gli sventati attacchi, si festeggia il Mercoledì delle Ceneri con pranzi e cene a base di aringa!

La cena dèa Rènga, durante il Mercoledì delle Ceneri, è una tradizione tipicamente Vittoriese, Mottense e di Concordia, che solo con il passare dei secoli si è diffusa nella Sinistra Piave e nel resto del Veneto.

Polenta e baccalà

PROFUMARE LA POLENTA CON LA RENGA

C’è un’altra leggenda che gira intorno alla presenza della rènga sulle tavole Vittoriesi. Ma che in realtà leggenda non è perchè in famiglia usavano davvero così.

Come ho già detto la rènga è un cibo povero ma molto nutriente e davvero di facile conservazione. Per questo era molto diffuso anche tra i contadini e la popolazione più povera. Per alcuni, l’aringa era una specie di palliativo per diversificare il menù.

Veniva infatti messo al centro della tavola un piatto con l’aringa e la polenta veniva insaporita strofinandola sul pesce.

Il mito in questo caso è la raffigurazione dell’aringa appesa ad un filo sopra la tavola in cui a turno si procedeva a strofinare la polenta.

Verità o racconto? Non stento a credere che si usasse veramente fare così.

LA TRADIZIONE A VITTORIO VENETO

A Vittorio Veneto, è una tradizione davvero molto sentita, forse molto di più un tempo, ma anche adesso non si scherza. Mai toccare la cena dèa Rènga ad un Vittoriese DOC!

Spesso, si arriva, e si arrivava, ad uscire anticipatamente da lavoro, pur di non perdersi questo evento.

Tutti (ne restano fuori davvero pochi) i ristoranti della città offrono il menù Rènga che in genere è composto da rènga in diverse varianti, bigoli in salsa (con le sarde sotto sale) e baccalà. Anche durante il covid, per preservare questa tradizione, i ristoratori si erano organizzati con menù takeaway!

E’ un momento conviviale in cui ritrovarsi e preservare una tradizione gastronomica. Ma vista la preparazione e la sapidità dei piatti proposti diventa anche un momento ENOgastronomico, perchè c’è necessità di placare la sete provocata da questi piatti. Poi nel corso degli anni, sono stati proposti anche piatti a base di rènga, che non rispecchiano la ricetta tradizionale ma che sono decisamente innovativi!

LA RICETTA

Esistono diverse ricette per preparare la rènga.

La ricetta della rènga alla Vittoriese, seguendo la tradizione, prevede di mettere in ammollo le aringhe in acqua e latte, almeno per una notte.

Bisogna poi risciacquarle, asciugarle, privarle delle eventuali uova e delle lische e grigliarle su una griglia caldissima (magari all’aperto perchè puzzano tantissimo).

Volendo le uova si possono far bollire per qualche minuto e poi asciugare.

I filetti di rènga vanno impiattati con abbondantissimo olio, una spruzzata di prezzemolo, le loro uova, una cascata di polenta fresca (o brustolada) e del porro crudo affettato finemente.

Crostini con la rènga

Questo è un po’ il riassunto di quella che è una nostra bellissima tradizione. Spero di avervi invogliato a provarla.

Fatemi sapere nei commenti o sui miei social cosa ne pensate di questa tradizione e se anche da voi si usa!

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